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mercoledì 21 dicembre 2016

Idee regalo: 10 migliori libri letti quest'anno.


Quale regalo migliore? Tra il libri letti quest'anno in Italiano 10 hanno lasciato un segno.
Ecco dieci spunti per un regalo di Natale:

1- Il respiro degli abissi - James Nestor

Un viaggio interiore intorno al mondo dove James Nestor insegue quello che gli scienziati chiamano il riflesso dei mammiferi marini, uno 'switch' fisiologico dell'umano in immersione. Inseguendo questo misterioso retaggio contatta ricercatori convinti di poter decifrare le complesse chiacchierate dei capodogli. Uno dei più grandi inni al mare che va dagli squali bianchi in Sudafrica alle Ama, le elusive, mitiche, pescatrici giapponesi....
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2 - Pensa, mangia agisci 
Raffaella Tolicetti -Sea Shepherd

Lei è una capo cuoca che ha combattuto nelle acque glaciali dell’Oceano Meridionale contro le navi baleniere giapponesi. Era ai fornelli quando la Nishin Maru, la nave mattatoio, speronò la Sam Simon, nave di Sea Shepherd quasi un decimo più piccola. Raffaella, in un libro di cucina, ci racconta della battaglia navale tra gli iceberg, un rimpiattino alla fine del mondo....
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3 - Kiribati - Cronache illustrate da una terra (s)perduta - Alice Piciocchi, Andrea Angeli

Kiribati sta affondando. Tra pochi anni la nazione arcipelago fatta di isole e vite sparse per 5000km da Est a Ovest nel Pacifico, non esisterà più. L’Oceano sale inesorabilmente. E' il riscaldamento globale.Kiribati è il sogno di ogni naturalista. Eric Sala, ecologista marino ed Explorer-in-Residence del National Geographic. Vedere Kiribati prima che sparisca è il sogno forse un po’ amaro di un esploratore del nostro secolo... di più >>>

4 - Kobane Calling - Zerocalcare

Un viaggio, il secondo, in Siria di un fumettista esilarante, geniale, ma profondamente agganciato ai temi più caldi.
L'utopìa curda e l'olocausto mediorientale tra ingerenze e indifferenze mondiali, narrati a fumetti da chi c'è stato veramente come volontario.
Un reportage a matite e inchiostro di un percorso nel cuore e nell'anima ferita del pianeta, un Salgado senza morte, ma che all'occasione sdrammatizza con irresistibili battute in romanesco.
Un inviato di guerra capace di farci piangere e ridere come solo uno che vive a Roma sa fare... di più >>>

5 Never Never Diego Cabras 

Mi dicevano gli editori anni fa: i racconti non si vendono! Forse è cambiato qualcosa, forse no, non ne ho idea, ma io adoro i racconti. I racconti non hanno la prepotenza del libro, hanno la discrezione di una finestra che si apre, o si chiude, su prospettive che più sono balorde e meglio è.
Le mie opere preferite sono racconti. Diego Cabras ti ingaggia con una serie di storie che fanno quello che devono fare: funzionano e ti acchiappano. >>>


6 - Le anatre selvatiche volano al contrario - Tom Robbins

Questa raccolta di articoli e racconti è stata per me una fantastica occasione per sbirciare un po’ dentro la vita di Tom Robbins, elusiva rock star della letteratura, autore cult capace di riempire interi stadi, ma poco incline ad apparire in TV e social media.
E scopro che, come me, nutre una passione sfrenata per i luoghi selvaggi, per le spedizioni avventurose e un amore smodato per l’Africa.
Se un giorno mi perderò in canoa nel delta dell’Okavango… sappiatelo, sarà anche colpa sua.
Quando Tom Robbins ti descrive l’Amazzonia, o il deserto siriano, puoi esser certo che c’è stato davvero, e non con una lussuosa spedizione VIP, nè con un reality, stai certo che c'è andato al seguito di un gruppo di ricerca o di un operatore turistico che titola "Qui viaggi estremi," ... >>>

7 - I Segreti del Mar Rosso, - Henry de Monfreid 

L'ultimo dei pirati romantici compra un sambuco e diventa pescatore di perle. Incontra ‘capetti’ che sfruttano altri pescatori legandoli a loro col debito, e veri e propri mercanti di schiavi che regnano su remote insenature e sceicchi che dominano su isole verdissime e lingue di sabbia sperdute. 
Quello di Henry de Monfreid è un occhio colto, da fine antropologo e da curioso naturalista. I suoi resoconti, le sue avventure, hanno la stoffa del reportage:
“Ho l’impressione di essere su un pianeta in formazione - scrive a proposito delle isole Hanish - in una età in cui la vita non era ancora organizzata.” 
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8 - Norwegian Wood - Haruki Murakami 

La nostalgia assale l'io narrante mentre ascolta una versione orchestrale 'piuttosto annacquata' di Norwegian Wood dagli altoparlanti nella cabina di un 747, in quel momento strano subito dopo l'atterraggio tra l'aereo ancora in movimento e quando tutti si alzano per trafficare nelle cappelliere. La nostalgia lo assale con violenza:
"...rimasi tutto il tempo in quel prato. Assaporavo il profumo dell'erba, sentivo il vento sulla pelle e i gridi degli uccelli.">>> 

9 - Villa Incognito - Tom Robbins

Ve la ricordate la brutta faccenda dei MIA, i Missing In Action, militari americani dispersi, forse prigionieri/ostaggi in un Laos? Avete presente Rambo 2'?
Villa Incognito è un esilarante ribaltamento della faccenda: i membri dell'equipaggio di un B-52, precipitato durante una missione sul Laos, il paese al mondo più bombardato nella Storia (leggere Wiki per credere) decidono di restare lì, in Laos... di più >>>

10- Congo - David Van Reybrouck

Ci sono dei libri che dopo averli letti non sei più lo stesso; le prospettive si sono reimpostate, le conoscenze espanse, e quando li hai finiti ti sembra di emergere da una profonda vertigine. Questo poderoso romanzo del Congo ti risucchia dentro l'enorme bacino fluviale fin dalle prime pagine con l'immagine del suo immenso estuario:
"Ti trovi a centinaia di miglia dalla costa, ma già lo sai: qui comincia la terra. Il fiume Congo si getta nell'Oceano Atlantico con una forza tale da cambiare il colore dell'acqua per centinaia di chilometri."
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mercoledì 5 agosto 2015

diario d'africa - etosha: il grande luogo bianco



Un giorno un fiume cambiò idea sul suo percorso e il lago si prosciugò. E dove una volta c’era acqua per centotrenta chilometri da est a ovest adesso c’è un deserto bianco e scricchiolante. Si riempie a volte quando piove, ma l’acqua a poco a poco evapora e si ritira in poche pozze. Tutto intorno restano delle sorgenti naturali. L’Etosha, il Grande Luogo Bianco in lingua Ndonga, è uno spazio immenso avaro di acqua e di suoni... >>>

lunedì 27 luglio 2015

diario d'africa - namibia 2

cape cross, namibia, foto di claudio di manao
"Non puoi regalare l’abbonamento al National Geographic Magazine ad un tredicenne e non aspettarti che da grande vada a cercarseli, quei luoghi..." >>
Claudio di Manao su 'Dimmi del Mare' ImperialBulldog>>

giovedì 27 marzo 2014

martedì 11 marzo 2014

il western desert in mountain bike

«Para mi solo recorrer los caminos que tienen corazon, cualquier camino que tenga corazon. Por ahi yo recorro, y la unica prueba que vale es atravesar todo su largo. Y por ahi yo recorro mirando, mirando, sin aliento.»
Don Juan Matus 

E' settembre inoltrato e con Andrea stiamo esaminando la possibilità di scapicollarci in canoa giù per il Nilo azzurro. Divoriamo libri e mappe, scriviamo ai pazzi che quest' impresa l'hanno portata a termine prima di noi. Poi il lavoro ci risucchia nei nostri rispettivi buchi neri.
Una mail. "Sto organizzando il Western Desert in mountain bike. " scrive Andrea...

Come nel più classico dei  labirinti di Borges, nel deserto è facile entrare, molto meno uscirne.Il Western Desert, detto anche deserto libico, è uno di quei luoghi in cui dallo sguardo all'anima tutto si perde, come nell'Oceano. Secondo i greci era qui che iniziava il regno di Medusa.Ci appoggia nella nostra avventura un nutrito staff di veri saharawi, gente che nel deserto ci sa andare (e si vede) a bordo delle immancabili Toyota.

Procediamo sicuri, ma lungo sentieri mai battuti dalle sottili due ruote. Su ogni scelta di percorso incombe una incognita ubiquitaria, volatile, impalpabile.
"Se c'è qualcosa alla quale tutto ciò che esiste, sia organico o inorganico, sarà ridotto un giorno è la sabbia."  (C. Vivian)

Impariamo subito che sulla sabbia bisogna planare veloci, marcia alta e peso indietro. Le gambe bruciano anche 4000 calorie al giorno e almeno 7 litri d'acqua potabile. Sali e integratori sono irrinunciabili.
E' dura, a volte, ma volare da una lastra di roccia all'altra, scivolare sulla sabbia, frugare il deserto con gli occhi per scegliere in tempo il fondo giusto... non ha prezzo. Impari subito a riconoscere la consistenza della sabbia, le sue caratteristiche fisiche. La sabbia intatta suona sotto le ruote come neve fresca sotto gli sci.


I nostri saharawi sono entusiasti, ci esortano dai fuoristrada, ci salutano mentre arriviamo al campo che hanno allestito per noi. Prestare assistenza logistica alla nostra impresa è per loro una novità assoluta. Siamo i primi bikers da queste parti. A documentare la prova c'è Fred.


Non è ancora pronto un video, per ora c'è solo il back-stage.




Il deserto bianco era un tempo un mare.
Pinnacoli di corallo si ergevano dal fondo fino alla superficie. Ora quei pinnacoli sono dei candidi torrioni di calcare friabile, capaci delle forme più psichedeliche che la natura possa inventare. I fossili sono sparpagliati ovunque. Ad ogni passo temi di frantumarne una manciata.
Procediamo in un paesaggio onirico. Siamo nel centro di in un immenso playground. Difficile distogliere lo sguardo, difficile distogliere l'anima.
Procediamo.
Senza fiato.


Il silenzio del deserto, la sua luce... ti rubano il cuore.


L'energia del deserto - che deve la sua forza alla continua ionizzazione dell'aria - è dappertutto, fortissima, palpabile. La percepisci come una radiazione incessante.


Una energia inesauribile, 
come quella del Khamsin, il vento forte e mutevole, che inizia a soffiare sulla strada verso l'Oasi di Farafra.


«Per me esiste solo il viaggio su strade che hanno un cuore, qualsiasi strada abbia un cuore. Là io cammino, e l'unica sfida che valga è attraversarla in tutta la sua lunghezza. Là io cammino guardando, guardando, senza fiato.»
Don Juan Matus


foto e testi: claudio di manao

links

ringraziamenti 
andrea, dihab, ramadan, stefano, roberto, stefano, ahmed, waheed, raffaello, elena, paola, fred, gianfranco, francesca, fortunato, francesca. 
il deserto.
grazie

lunedì 26 agosto 2013

captain phillips - attacco in mare aperto



Non ne sbaglia una, Tom Hanks.
Con quella faccia da americano medio, da eroe senza fanfare, è il capitano Phillips, che mentre va all'aeroporto per volare verso l'Oman, si lamenta con la moglie di quanto sia sempre più difficile ottenere un lavoro nella marina mercantile: solo uno su cinquanta candidati riesce.

   Si cambia di scena e scenari. Le immagini sono mosse e sgranate, da documentario degli anni settanta. La pellicola sembra a tratti bruciata. La messa a fuoco diventa difficile, come a sottolineare lo sbalzo di tempo.
Siamo nell'odierna Somalia, ma in un mondo arido, feroce e polveroso, come nella preistoria. Le bande si radunano nei villaggi di pescatori smitragliando da nuovissimi fuoristrada. Gli ex signori della guerra ora sono caporali della pirateria. Reclutano gente nei villaggi. I pescatori pagano, implorano i loro caporali: vogliono far parte dell'equipaggio di disperati che assalterà un cargo in mare aperto.

Due mondi si scontrano e si tendono agguati. Ma si capisce subito che il coraggio non può che risiedere in gran parte presso chi non ha nulla da perdere. Le riprese in mare tolgono il fiato.


Non è un videogame
Un film dalle riprese magnifiche, mai esagerate. Il mare coi suoi spazi, il bulbo di una prua che taglia il pelo dell'acqua, lance scalcinate che affrontano le onde, riprese aeree e notturne: qui è la forza delle immagini. Una forza realistica, ben diversa dai video games ai quali ci hanno abituati anche gli ultimi Bond.

Greengrass, il regista, non cede neanche alla tentazione dell'enfasi . 'nostri' non arrivano annunciati da squilli di tromba né al suono di marce trionfali: un incrociatore portaelicotteri della Marina degli Stati Uniti, visto da una piccola imbarcazione è terrificante anche per il capitano Phillips. Gli uomini sono piccoli piccoli, anche se ingegnosi o coraggiosi. I meccanismi in moto e che li controllano soverchianti.
Il finale è scioccante, degno di Cuore di Tenebra

Dimenticavo: è tratto da una storia vera, realmente accaduta nel 2009. La realtà supera sempre la fantasia.



domenica 28 aprile 2013

livingstone



Aeroporto di Edimburgo. Esco fuori e guardo il cielo, le nuvole sembrano stracci che pendono giù, più o meno scuri, forse incerti, e non so perché mi viene da ridere.
C'è che l'aria di quell'isola, soprattutto al nord di quell'isola, punge come il vento volubile d'alta quota. C'è che la vegetazione in riva al mare qui è quella di un passo alpino.
Ecco il fuoristrada. E' lui. Ha la solita aria indaffarata-outdoor. E' sempre indaffarato, ma sempre outdoor-style, mica in chat con iPhone, iPad, niente passo svelto con 24 ore in mano: ha su un Bergen e un paio di wellie's incrostati di fango. E va di fretta.

Io, come al solito non so perché sono lì. So soltanto che prima o poi scoprirò il motivo profondo della mia visita.
Esattamente 10 anni fa mi consegnava le chiavi di casa sua a Sharm el Sheikh. Io ero appena tornato dall'Indonesia. Fuggivo dalla SARS, o meglio cercavo di anticipare le restrizioni e le quarantene prima che il mondo impazzisse di nuovo, per l'epidemia, per la terza guerra appena scoppiata nel Golfo. Lui partiva per trasferirsi a Edimburgo. Erano passati esattamente 10 anni. Allora, due anni prima c'eravamo spinti ai confini col Sudan. Cheerokee, mappe e GPS. Quella zona adesso tutti i tour operators la chiamano Berenice. Non è Berenice. Berenice è a sud di Ras Banas.

Lui mi chiede dell'Indonesia e mi consegna le chiavi di una casa vuota ma in un stato migliore di come la ricordavo. Era stata la casa di Lars. Poi sua. Adesso è casa mia.

la 'nostra casa' di sharm

Cinque anni dopo ritorna da me con due casse di alluminio al seguito. Il resto l'aveva lasciato su, a guardare il cielo perennemente incerto e straccione dalle finestre al posto suo, ad intristire per la mancanza di sole, ma senza di lui. No, non parlo del sole pallidino che spunta tra gli alberi durante una mezza bella giornata: non ce ne frega niente di chiamare sole quel disco pallido che appare nei cimiteri gotici. Ci piace il sole nucleare, quello da eritema solare, che brucia le retine, quello dei tropici. Il tempo di organizzarsi. Spedizione archeologica ungherese. E sulle tracce del 'paziente' inglese, che inglese non era, sparisce nel Western Desert, cioè su Marte.















Nel 2011 le cose andarono più o meno nello stesso modo. Io dovevo andare in Giappone, ma uno
Tsunami ed un nocciolo d'uranio in crisi isterica m'avevano dirottato su Bali.

"Sembra che vi diate appuntamento, voi due. Lui sarà qui dopodomani, di ritorno da tre mesi di esplorazioni a Papua." mi comunica Raul, il nostro comune amico. Roba da nulla. Solo tre mesi in mezzo agli Asmat. Cannibali che dormono sui teschi degli antenati. Niente, però, in confronto ai due anni in Congo coi pigmei.
No, non cerca il petrolio, cerca i falchi. Al massimo insetti e tassi. Spesso caproni del deserto. A volte cetacei e squali. Stavolta erano i falchi.


Proprio in mezzo al Royal Mile qualcuno sta cercando di farsi male con un ciccione ed un letto di chiodi, chiodi che sembrano coltelli. Ha anche detto che se vogliamo vederlo sanguinare, o crepare, dobbiamo pagare 5 sterline a cranio e che più giù c'è un bancomat. E' scozzese. Noi invece ci siamo quasi. Fa freddo e non c'importa di un pazzo che vuol farsi davvero male per una manciata di sterline. Non ce ne frega niente se il ciccione che camminerà su di lui lo trafiggerà e si trafiggerà i piedi ciccioni a sua volta. Noi andiamo, siamo in missione.
A casa sua mi ha mostrato qualcosa che io non avevo mai osato chiedere. I suoi taccuini. Dentro c'era il resoconto di esplorazioni ed esperienze che pochi uomini al mondo.
"La nostra scorta fornitaci dall'esercito regolare comincia a comportarsi in modo strano: hanno fame, la loro razione di riso è finita, c'è il rischio che uccidano qualche specie protetta..."


C'è un palazzo che sembra una torre, ma anche un elmo medievale. Di quelli con la feritoia per guardare fuori. da quelle parti non si sa mai.
Ci siamo.
Ecco perché sono lì.
Dovevamo esserci tutti e due, è questo l'evento.
Sì.

Entriamo.