domenica 7 dicembre 2014

non aprite quell'icona - social media come buchi neri?

Sarà la scusa degli amici d'infanzia (che non hai mai cercato) ma i social media attirano e chi vi entra non si fa più vivo, neanche con una e-mail, figuriamoci una cartolina. I social sono fatti in modo che chiunque vi entri non ne esca più. Appunto: buchi neri. Sono stati bravi, hanno creato una bella situazione comoda, i gestori, per tenerti lì dentro. Esiste un mondo - addirittura un altro web! - al di fuori, ma il socialholic sembra non accorgersene più: non guarda ciò che ha davanti ma lo fotografa e l'invia, non annusa i fiori ma li racconta e posta, non parla con gli amici al tavolo ma invia il selfie: 'con i miei amici'.
Sembra una vita vissuta per conto terzi.

Quelli che hanno progettato il trappolone hanno capito che in un mondo di apparenze la gente non ascolta ma vuole essere ascoltata, non legge ma vuole essere letta, non guarda ma vuole essere vista, commentata.
E così hanno costruito network a misura del tuo ego, miliardi di piedistalli per altrettanti piccoli ego con un sacco di tools sempre migliori per metterti in mostra con foto, video, messaggi vocali, profili runtastic, cartelle cliniche, analisi delle urine del gatto, minacce di suicidio e sproloqui. E selfie. Tanti selfie. Miliardi e milardi di selfie spesso analfabeti.



Che male c'è? Dovrebbe fregarmene se la gente sta smettendo di provare emozioni per sé stessa in cambio di un palcoscenico e un pubblico spesso immaginario o disattento? Che m'importa se la loro è una comunicazione asettica, senza sguardi, senza mani, senza sfioramenti, senza odori?

Piccole cose:
Mentre c'è chi chiama questa distorsione 'comunicazione', che è come chiamare felicità l'eroina,  i grandi mezzi di comunicazione stanno crollando a uno a uno anche grazie ai social. Più o meno tutti i web user ormai s'aspettano una dimensione internet completamente gratis, a misura di facebook e di youtube. Qualche editore dovrà sicuramente recitare un mea culpa, ma uno dei gravi problemi che hanno generato la crisi viene dal trattamento dei contenuti.
Chi produce informazione e intrattenimento non si fida.
I social media non offrono garanzie sulla protezione dei contenuti e finora si sono dimostrati insensibili alle richieste di ostacolare la pirateria. Loro vivono, anzi: svolazzano in cieli da 170 miliardi di dollari dove tutto può circolare liberamente, mentre a te se ti beccano con photoshop piratato paghi 20.000 euro di multa.
Sostanzialmente si sono presi la totalità dell'audience sul web senza spendere un centesimo in contenuti, senza versare un centesimo di diritti d'autore. Quale sarà la prossima mossa?
Il grande Disegno del Monopolio Elettronico delle tue Relazioni Personali è già partito. E fin qui non ho neanche nominato il problema che tutti segnalano: quello della privacy. Ma quello lo conoscete già tutti, spero.

Ce l'ho con i social media? No, non ancora.
Ma intanto dovremmo preoccuparci del fatto che sono praticamente tutti in mano a un tipo neanche troppo raccomandabile, un giovanottello senza scrupoli che ha già fregato tutti i soci e tutti quelli che poteva fregare.
Guardatelo bene e pensate cosa glie ne importa di voi, di me, della privacy, dei diritti d'autore al tipo qui a sinistra... e pensate anche che ha abbastanza soldi da poter sostenere cause contro chiunque. Diciamo l'umanità intera.
Spero, anzi penso che ci sia ancora tempo di alzare su la testa dopo l'ubriacatura da social.
E spero che non vada a finire come con il riscaldamento globale. C'è solo da rendersi conto che con la supina accettazione completamente acritica che c'è stata fino a oggi 'loro' continueranno a fare ciò che vogliono e i governi rispondono sempre con meno 'prontezza' nel regolamentare le grandi corporate.

C'è, ovviamente chi pensa che il copyright non dovrebbe esserci, beh, sono quelli che credono che il mio lavoro di free-lance e scrittore non valga un centesimo, come quello di tanti altri, fotografi, artisti, laboratori di ricerca.
Che quindi guardino i video gratis su iutub postati da opinioniste adolescenti in leggings e matita del trucco e si accontentino delle loro opinioni sui social, sul copyright, sul mondo e tutto quanto... anzi: che ci mettano pure un bel 'mi piace'.

- PS anche se non v'è piaciuto lasciate un commento e se ne condividete contenuti e preoccupazioni, diffondetelo.
grazie!

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4 commenti:

  1. Le "opinioniste adolescenti" tutto sommato hanno l'enorme pregio (oltre al fatto di essere adolescenti e non di comportarsi da adolescenti come la gran parte dei social babbioni) di riuscire a mettersi in tasca qualche briciola di tutti quei fantastiliardi. Tutti gli altri lavorano gratis: senza i contenuti (selfie etc.) prodotti entusiasticamente e gratuitamente dagli utenti i social sarebbero scatole vuote di nessun valore.

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    1. Grazie per il tuo commento.
      Non dispiace che le opinioniste adolescenti si mettano in tasca qualcosa - anche se a volte la loro ignoranza agghiaccia - né può dispiacere che il web sia pieno - come è - di contenuti gratis. Il problema è la marcia dei social a braccetto con certi ideologi/idealisti (annebbiati) verso la disintegrazione del copyright. Avrò modo di tornarci su molto presto: due battute e un paradosso non possono certo essere esaustivi.

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    2. "Quella che [Jaron Lanier] denuncia è la «frode contabile di massa» che fa finta che i social network si producano per partenogenesi informatica. «E invece ogni tessera di quel caos di informazioni che Google organizza è prodotta da esseri umani. Sempre. La domanda piuttosto è: quel contributo è messo a bilancio e dunque valorizzato adeguatamente? La risposta è no. E nel frattempo Google diventa sempre più ricco e noi che lo alimentiamo sempre più poveri" [...] Prendete i traduttori. «Le loro prospettive finanziarie si assottigliano di giorno in giorno. Ma se Google Translate migliora a vista d’occhio lo deve al fatto che il suo algoritmo si ciba di traduzioni esistenti, prodotte da esseri umani, e poi le incrocia con le frasi da tradurre».
      http://stagliano.blogautore.repubblica.it/2014/07/04/lanier-il-web-sta-uccidendo-la-classe-media/comment-page-1/

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    3. non solo condivido: è illuminante, almeno per me, che sono anche un traduttore. qui non si soffre la scomparsa di mestieri a favore di servizi efficienti: semmai la morte di mestieri a favore di servizi di infimo livello,
      basati sul furto. big data sta attingendo non solo a quello che noi postiamo volontariamente ma anche a tutti gli open source, per poi chiuderli e renderli proprietari (usando escamotage illegali contro i quali i 'volontari' non possono nulla) e tirarci fuori un botto di miliardi grazie alle reti promozionali già pronte. è paz-zes-co.

      ps. mi scuso per il ritardo nella pubblicazione, l'ho visto solo poco fa

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